E se provassimo a considerare la morte non come la fine di tutto, ma come il punto di partenza? Per ricapitolare la vita, guardandola da vicino, senza distrazione. Perché solo dalla sua breve durata si può vedere l’eternità.
La piece è una discesa agli inferi della nostra follia, che ci fa sprecare la vita in rapporti incrostati, in riti sterili e ossessivi, in progetti lasciati a metà per debolezza, per mancanza di coraggio. Perché si può anche essere buoni ma restare immobili.
E il peccato, si sa, non è tanto il male commesso ma tutto il bene che si poteva fare e non si è fatto.
E’ un’umanità mediocre quella che sfila davanti ad Astaroth, angelo-diavolo che si trova, suo malgrado, a giudicare; un’umanità che ancora non si capacita di essere morta, forse perché lo era anche prima senza saperlo. Un’umanità dall’esistenza opaca, indiretta, intenta a salvare le forme e a consumarsi nell’invidia, guardando alla vita degli altri non per prendersene cura, ma perché non si sa più capire e riconoscere il senso della propria. Oppure un’umanità desiderosa solo di fare notizia o incapace di scegliere e schierarsi, ovvero di diventare adulta e responsabile.
Perché questo è l’atto decisivo, Astaroth lo testimonia: il diavolo-angelo ha voluto uscire dalla palude, disobbedendo. Per scegliere questa terra concreta invece di un cielo improbabile, il risveglio ogni mattina piuttosto che l’eternità. Perché non succeda più che il dopo uccida il domani
La Compagnia della Pieve presenta:
Astaroth di Stefano Benni
adattamento e regia : Aldo Craparo
Attori:
Federico Rolleri
Marika Bernabo'
Alberto Chiappari
Emanuele Ghelfi
Diego Mussi
Carlo Zelioli
Cristina Delnevo
Aiuto regia: Valentina Delnevo, Mariella Delnevo
Domenica 22 luglio presso la Curte du Bindòn (via Trento) a Bedonia.
Risposta di Compagnia della Pieve | 14:54 - 22/07/12 |
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Risposta di Remo Ponzini | 22:10 - 24/07/12 |
Domenica sera abbiamo assistito ad una opera teatrale insolita, atipica ma altamente innovativa, fuori da ogni schema, e con portanza di contenuti ragguardevole che induceva a meditare sulle distorsioni e sulle mediocrità con cui gli umani affrontano e vivono la loro esistenza.
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