Signor direttore,
sono il sindaco di un piccolo comune del parmense: Berceto e per motivi istituzionali sono chiamato a riunioni di ogni tipo da tante altre Istituzioni ed Enti oltre a convocarne diverse presso il Municipio. Mi è stato insegnato, da ragazzino, che le persone educate, ma anche importanti, che hanno autorevolezza, sono sempre puntuali e riescono facilmente a mantenere questa buona abitudine. Costato, invece, che ormai, in ogni occasione, il famoso quarto d’ora di ritardo, rispetto l’ora d’inizio, definito accademico, viene superato abbondantemente. Può sembrare una semplice perdita di tempo, anche se il tempo è denaro, ma è uno spreco che quantifico con cifre ragguardevoli. Basti pensare, visto l’andazzo, all’aumento delle ore, magari di straordinario, di agenti, carabinieri, autisti, liberi professionisti, personale pubblico trattenuto, poi, oltre l’orario d’ufficio ecc. il cui costo ricade, seppur indirettamente, sui cittadini. Rimane, poi, a mio avviso, l’azione piu’ grave di questa pratica da maleducati far sembrare che in Italia è tutto approssimativo, relativo, che non si rispettano neppure le regole piu’ elementari e pertanto c’è da dubitare che si affrontino seriamente le cose. Mi piacerebbe che si facesse questa grande riforma a costo zero. Parlandone, emanando, almeno nel settore pubblico, una direttiva, si darebbe modo alle persone educate d’iniziare la riunione all’orario stabilito e diffondere l’esempio.
Oggi è esattamente l’inverso e spesso ad essere puntuali si ci sente in colpa verso gli abituali ritardatari che sono in continuo aumento.
Luigi Lucchi Sindaco di Berceto (PR)

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