Risposta di marco | 16:52 - 25/10/11 |
Che voi sappiate funziona la caldaia a cippato installata nell'ospedale di borgotaro ? |
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Risposta di Luigi | 20:58 - 25/10/11 |
Certo signor Dante ecologista che se questo da lei descritto è l'Inferno, dovrebbe poi descriverci il Purgatorio ed il Paradiso in questa sua Divina Commedia delle nostre terre! "Lasciate ogni speranza o voi che entrate"...ma un lumicino di positivita' per questi montanari, si spera che ancora ci sia!!!!!!!!!!!!!! |
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Risposta di Faber | 06:47 - 26/10/11 |
Per restare all’allegoria dantesca di Luigi direi che in realtà, al momento, siamo in Purgatorio. Resta a noi, soprattutto a noi, decidere se scendere all’Inferno oppure salire. Fuor di metafora mi aspetterei che qualcuno entrasse nel merito delle analisi e delle valutazioni esposte (compreso i contenuti dell’articolo “fotovoltaico insieme”) |
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Risposta di Reteambienteparma | 16:38 - 26/10/11 |
Si, l'inferno per la montagna esiste. Consiste nello svendere le risorse naturali, un capitale raro ed ambito in un mondo sempre più pieno di veleni. Sapete dove va a finire tutta la legna dei tagli sempre più massicci dei nostri boschi? Ce lo dice la Regione EmiliaRomagna : nelle centrali a biomassa. Quelle che bruciano legna per produrre elettricità. Poca elettricità e molti certificati verdi, peraltro. Infatti il loro rendimento è ridicolmente basso : gli occorre 6 volte la legna corrispondente alla quantità di metano necessaria a produrre la stessa quantità di elettricità. Quegli inceneritori( centrali a cogenerazione) sono assolutamente antieconomici. Perchè allora gente come la Marcegaglia li mette in piedi? Semplice, per ramazzare gli incentivi statali, i nostri soldi, il 7% in più che paghiamo in bolletta per le rinnovabili. Qualcuno dirà, però, che intanto i soldi della vendita della legna restano in montagna a rimpinguare le tasche di povera gente. Ne siamo sicuri? Certo, i tagliaboschi che tagliano per loro conto se ne sono messi in tasca un pò di più. Qualcosa è finito in tasca anche a qualche anziano dei borghi. Ma la gran massa dei soldi è finita in città, a quelli che ancora possiedono ettari di bosco e non gliene frega più niente dell'economia della montagna. La gran massa dei soldi è finita in mano a quegli speculatori che hanno assoldato in nero degli extracomunitari per tagliare alla grande, pagandoli addirittura al m3. Pensate che con la crescita dei tagli i piccoli borghi di montagna abbiano cambiato il loro destino di abbandono e di assenza di prospettive per il futuro? Io non credo. Hanno solo visto bucare i loro boschi trasformati in gruviera, sforando la sostenibilità e minacciando la rinnovabilità degli stessi se si continua di questo passo. Qualcuno, però, potrebbe dire che le centrali a legna che producono solo calore, come quella da 700 Kw dell'ospedale di Borgotaro, sono economiche e si alimentano di una risorsa di cui c'è abbondanza. E' vero il loro rendimento è migliore rispetto alle altre. Ma si sono considerate le loro emissioni? In esse viene bruciato cippato di legna vergine che, per restare dentro il limite di 50 micrgr/m3 delle normative di sicurezza stabilite dalla Regione, dovrebbe avere un massimo di umidità del 20%. Una simile percentuale di umidità ce l'ha la legna stivata all'asciutto e dopo 2 anni dal taglio. Non certo il cippato che, appena tagliato, ha un'umidità del 45% e una volta stivato del 35-30%. Questo vuol dire che le emissioni sono sempre superiori al limite massimo e spesso addirittura il doppio. Un bel problema per l'aria che si respira. La lignina e la cellulosa delle piante, una volta bruciate, producono composti policiclici aromatici che, in presenza di cloro volatile presente nell'aria per la depurazione degli acquedotti, combinandosi generano diossine. Il solo filtro meccanico a multiciclone , di cui sono dotate,non basta a trattenerle, serve solo ad abbattere la fuliggine e a raccogliere la cenere. Beh signori, siamo in un'ospedale! Alla prossima puntata. |
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Risposta di Giuliano | 17:14 - 28/10/11 |
Ho 3 domande sulla centrale a cippato dell'ospedale di Borgotaro - com'è il filtro? meccanico a multiciclone? - che percentuale di umidità ha il cippato che viene bruciato? - le emissioni vengono monitorate? Se si, rientrano nel range massimo previsto dalla normativa regionale di 50 microgrammi al m3? |
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Risposta di Rete Ambiente Parma | 18:15 - 09/12/11 |
Lettera aperta al Prof. Mario Monti Presidente del Consiglio Un presidente del Consiglio attento agli interessi collettivi inviterebbe i Ministri della Salute, dell'Ambiente e dello Sviluppo Economico ad eliminare con urgenza gli incentivi alla produzione di elettricità dalle biomasse (CIP 6 e Certificati Verdi). Il motivo di questa decisione è che bruciare biomasse per produrre elettricità produce inquinamento, aumenta le emissioni di gas serra, aumenta l'inefficienza energetica del Paese, blocca l'innovazione e pertanto questa scelta non può essere incentivata dallo Stato e per di più con denaro pubblico. Gli usi energetici delle biomasse sono meno ecologici di quanto si creda e si voglia far credere. Negli inventari europei delle immissioni di diossine e idrocarburi policiclici aromatici, il primato assoluto (stime al 2005) spetta alla combustione di biomasse. Uno studio condotto dall'Istituto Nazionale Ricerca sul Cancro di Genova sulle concentrazione di benzopirene ( un idrocarburo policiclico cancerogeno) in abitazioni rurali nell'appennino ligure-emiliano, con diversi tipi di riscaldamento domestico , evidenziava che nelle abitazioni dove si usava la legna si trovavano concentrazioni di benzopirene molto più elevate di quanto misurato in case che utilizzavano metano o GPL. Stesso risultato all'esterno di queste abitazioni con livelli di inquinamento ( da benzopirene) superiore a quello misurato contemporaneamente in strade trafficate genovesi. Questi risultati sono in linea con altri studi simili condotti negli Stati Uniti e in altri paesi dove la legna è utilizzata molto di più di quanto non si faccia in Italia. Certamente è meglio bruciare legna che carbone, ma anche la combustione della legna produce ossidi di azoto, ossido di carbonio, polveri sottili e ultrasottili, micro inquinanti. Se poi la combustione avviene in impianti obsoleti, la produzione in grandi quantità di diossine e policiclici è garantita. L'unico serio uso energetico delle biomasse è quello del riscaldamento con legna da ardere, meglio se ridotta a pellet e bruciata nelle moderne caldaie ad alta efficienza e con adeguato trattamento dei fumi. Questo utilizzo è in forte espansione in tutt'Europa e non richiede incentivi: a parità di calore prodotto, i pellet costano meno del metano e dell'olio combustibile e le caldaie a pellet, oltre ad essere molto più efficienti delle vecchie stufe in ghisa o dei caminetti, sono ormai completamente automatizzate, senza gli inconvenienti della "vecchia" legna. L'uso di legno da ardere per produrre calore per usi domestici eindustriali è da considerarsi sostenibile se i pellet o il combustibile derivano da scarti di lavorazione di biomasse primarie, ad esempio segherie e falegnamerie, lavorazioni di prodotti agricoli con scarti ad alto contenuto di lignina (olive, nocciole..), poste nel raggio di pochi chilometri dall'impianto, ma nessun imprenditore serio, con il suo denaro, pur disponendo di biomasse, realizzerebbe una centrale termoelettrica alimentata con questo tipo di combustibile. Il motivo è banale. Tutte le biomasse sono un combustibile povero, con un potere calorifico troppo basso per rendere conveniente il loro uso per produrre elettricità. Inoltre per essere economica una centrale termoelettrica non può avere una taglia inferiore a 20 megawatt. Un impianto di questo genere ha bisogno di circa 100.000 tonnellate di biomassa all'anno per potere funzionare e questo significa che tutto il combustibile necessario non può essere prodotto nelle sue immediate vicinanze, ma deve provenire da luoghi di produzione distanti anche centinaia di chilometri, con un consumo energetico per il trasporto ( e relativo inquinamento) che deve necessariamente essere messo a bilancio per valutare la corretta sostenibilità del progetto. E' molto più realistico pensare che in centrali di questo tipo, anche grazie a interpretazioni compiacenti delle norme, possa essere in prevalenza bruciato rifiuto urbano lavorato quel tanto che basti per classificarlo biomassa e in questo modo riscuotere gli incentivi CIP6 e Certificati verdi, l'unico vero motivo del proliferare italiano di centrali termoelettriche a biomassa o all'apertura di linee per il trattamento di biomasse negli inceneritori. Grazie a questa manfrina tutta Italiana, centinaia di tonnellate di graspi d'uva prodotti dalle distillerie trentine vanno a finire nell'inceneritore di Brescia, con un viaggio di 135 chilometri per la sola andata, per essere trasformati in elettricità e certificati verdi, con indubbi vantaggi per i diretti interessati, ma con minor vantaggi per chi abita nelle zone di ricaduta di ossidi di azoto e polveri sottili e per la qualità dell'ambiente, a causa delle ceneri ( e dei suoi micro-elementi utili) che finiranno in una discarica e del carbonio immesso in atmosfera grazie alla termovalorizzazione di questa biomassa che andrà ad incrementare la concentrazione di gas serra nell'atmosfera del pianeta. Microelementi e carbonio che, più utilmente, dopo adeguato compostaggio sarebbero potuti tornare nel terreno dei vigneti d'origine, con interessanti risparmi energetici per il minor uso di acqua e di fertilizzanti indotti da questa antica pratica agricola e con una effettiva riduzione della produzione di gas serra, grazie alla segregazione nel terreno del carbonio presente nel compost. Da un vecchio Manuale Hoepli (1915) intitolato " Residui Agricoli. Utilizzazione-Ricuperi" alla voce "Residui di distillazione vinacce" si può leggere : " Le vinacce sono un ottimo materiale per l'alimentazione del bestiame e sono migliori quelle distillate, perchè la loro cottura le ha rese più digeribili... Non sempre si ha mezzo di far consumare le vinacce come mangime e allora si adibiscono alla concimazione, contenendo esse elementi molto utili all'agricoltura.... Qualche distilleria usa trasformare le vinacce distillate in mattonelle compresse che si usano come combustibile delle caldaie di distillazione oppure si vendono ai privati. In tal modo si disperdono tutta la sostanza azotata e una parte anche della potassa che non rimangono nelle ceneri. E' perciò una utilizzazione non consigliabile." Federico Valerio direttore del Dipartimento di Chimica Ambientale dell'Istituto |
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Risposta di Rete Ambiente Parma | 21:44 - 15/12/11 |
13 Dec 2011 Spett. ARPA alla Cortese Attenzione del Dott Paolo Maroli e Dott.ssa. Mainardi. Oggetto: richiesta di intervento di verifica idoneità impianto di depurazione centrale a biomassa Siamo venuto a conoscenza lunedì 12 c.m., durante il convegno di presentazione alla comunità montana di Borgo Val di Taro, dell’istallazione di un impianto termico a biomasse legnose all'interno dell'ospedale per il riscaldamento dell’edificio e dalle sale di degenza, unitamente all'impianto termico a metano già esistente. Durante il convegno abbiamo appreso che si sarebbero sentiti odori di fumo anche in sala operatoria, questo a riprova delle nostre osservazioni sulla nocività delle emissioni da combustione di legna. Nel convegno è stato reso noto,infatti, che l'impianto a cippato è stato dotato di un sistema di filtrazione a multiciclone, non sufficiente a garantire la salubrità dell’aria nel necessario ricambio periodico tra interno ed esterno dei padiglioni ospedalieri. Siamo convinti che la situazione che si è venuta in tal modo a creare dia luogo ad un elevato rischio ambientale, con possibilità di contaminazione chimica e batteriologica dell’aria, delle attrezzature utilizzate nell’ospedale, compresi cibi e farmaci, oltre che, naturalmente, dei degenti stessi che ivi devono essere curati. Come noto, la qualità dell’aria all' interno ai luoghi pubblici e la sua tutela è determinata dalla L.155 HACCP e dalla L.626/97. Dovendosi, quindi, garantire per legge, un numero preciso di ricambi d'aria verso l’esterno, l’inquinamento prodotto dalle emissioni del camino (pare da una foto che non superi il colmo del tetto e quindi non idoneo) entra all’interno. Tale aria, per il processo di combustione della legna, ha un contenuto altamente inquinante costituito da polveri sottili, ossidi di metalli pesanti e finanche furani e diossine prodotte dalla combustione della lignina e della cellulosa. Tale particolato fine, anche inferiore a 0,001 micron, contamina l’aria respirabile di un luogo ad alto rischio per la salute pubblica, specie nelle fasi climatiche di depressione atmosferica dell' esterno. Veniamo a chiedere un immediato intervento di blocco dell’utilizzo del cippato di legna e per il riscaldamento del riutilizzo della sola caldaia a metano. Procendendo, eventualmente in seguito, al necessario adeguamento ottimale del sistema di filtraggio della caldaia a cippato. Distinti Saluti Fausto Barlesi, Serioli Giuliano |
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Risposta di Marco Biasotti | 23:44 - 15/12/11 |
oooohhhhh......si può morire per un po di odor di fumo di legna eh...lo sanno tutti. ma perfavore! |
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Risposta di Rete Ambiente Parma | 12:18 - 16/12/11 |
ASSEMBLEA BIOMASSE DEL 12 dicembre a BORGOTARO Lo staff della provincia, Dall'Olio e Ferrari, il presidente della comunità montana ovest Bassi, nonchè sindaco di Varano, hanno annunciato e presentato la costruzione di 5 nuove centrali a cippato finanziate in parte dalla Regione, a Berceto, Calestano, Neviano e Varano Melegari, oltre ad una più piccola alla fattoria di Vigheffio.
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Risposta di Faber | 19:12 - 16/12/11 |
Egr. Sig. Marco Biasotti, abbia pazienza e cerchi di capire ! Il mondo è più complesso di quanto Lei dà modo di aver compreso. Mi permetta una domanda: quando succede di avere un poco di febbre (innocua) Lei che fa, chiama il termotecnico? |
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Risposta di Marco Biasotti | 21:33 - 16/12/11 |
ohh.....signor Faber.....(ma poi chi cavolo è) che c'è... nervoso? Si calmi e cerchi di capire (se ci riesce) che il mondo è fatto di diversità e non tutti, per fortuna, la pensano come lei, alcuni addirittura, pensi un po, hanno il coraggio di dirglerlo in faccia, firmandosi peraltro! La legna in montagna si è sempre usata, in quantità ENORMEMENTE superiori a quelle odierne e checchè ne dica lei e i suoi amici pseudo-ambientalisti è una fonte RINNOVABILE ed ecologica, sì... ecologica pensi un po! Eviti di scrivere in neretto (il mio è voluto per prenderla per il c...) ci vedo benissimo e nonostante sia davanti ad un bel caminetto (ne brucio circa 100 q.li annui) godo di ottima salute.....spero altrettando lei. A risentirci....prenda una tisana che agitarsi fa male al cuore! |
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Risposta di Faber | 08:51 - 17/12/11 |
Ospedale di Borgotaro, il cippato inquina. Rete Ambiente Parma Comitati Uniti per la Salvaguardia del Territorio Parmense |
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Risposta di Rete Ambiente Parma | 12:31 - 19/08/12 |
2012 : LA MINACCIA ALLA RINNOVABILITA' DEI BOSCHI
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