COLPO D’OCCHIO - LA FORZA DELLE METAFORE
Il Duca di Toscana divenne famoso per la caparbietà di far debiti combattendo battaglie, che lo videro quasi sempre sconfitto e per la capacità di far pagare ai suoi popolani le conseguenze di questi suoi comportamenti. Al ritorno da ogni campagna militare come prima cosa inviava nel contado i suoi gabellieri a riscuotere, per cercare di pareggiare i conti. Quando costoro rientravano al Castello, siccome era molto attento agli umori dei suoi sudditi, chiedeva le reazioni di coloro, che sempre più poveri, si vedevano, senza alcun ritorno, costretti a racimolare ogni possibile risparmio e, più spesso, a ridurre i pasti, per far fronte a pretese sempre meno sensate e sempre più onerose. C’è sempre un’ultima volta nella vita, vale anche per gli aumenti ripetuti delle tasse. E l’ultima volta arrivò anche per il Duca di Toscana. Due battaglie combattute a poca distanza di tempo l’una dall’altra, perse entrambe, quindi, nel contado due passaggi a tempi ravvicinati dei gabellieri. Il primo vide la gente dare, ma imprecando, anche qualche accenno di reazione mostrando i forconi; al secondo passaggio, invece, l’accoglienza degli esattori fu ridanciana, con atteggiamenti di indifferenza propri di chi non ha più niente da perdere, braccia allargate e risate sfrenate, le porte delle case spalancate con le donne che alla sola vista degli esattori mettevano a disposizione del Duca tutto quel niente che era rimasto. I gabellieri, una volta tornati al Castello, precedettero ogni richiesta e raccontarono l’accaduto, sottolineando il tipo di accoglienza e dichiarando quasi nulla la raccolta. Fuor di metafora precisarono, rispetto alle volte precedenti costellate di risse ed imprecazioni, la docilità del contado ormai rassegnato a rimanere senza nulla. Si aprirono, senza le abituali difficoltà, madie, armadi e cassapanche, offrendo direttamente quel poco, molto poco, quasi nulla, che era loro rimasto dopo le visite precedenti. “ Ho capito – bofonchiò il Duca – siamo arrivati al capo linea, non avendo più nulla da perdere i contadini mi hanno fatto arrivare un chiaro messaggio”. Quale signor Duca? “Dalla “ gioia “ nervosa, ora, potrebbero passare alla “rivolta” focosa. Tornate e restituite quanto avete preso l’ultima volta che li avete visitati “.
Eloquente metafora, l’aneddoto dell’immaginario Duca di Toscana può adattarsi perfettamente ai governi europei che stanno perdendo le loro battaglie con la speculazione e si stanno rifacendo con l’aumento delle tasse su quei cittadini che le hanno sempre pagate tutte. Anche per i governi del Sud – Europa esisterà un’ultima volta delle mani in tasca ai contribuenti onesti. In simile circostanza il Duca di Toscana seppe decidere, l’Europa che comanda consiglierà di fare altrettanto? Che l’attuale sia l’ultima volta di insistere sulla imposizione fiscale anche per il senatore Mario Monti? Tanto più che la durata impositiva per noi italiani durerà, addirittura, l’intero anno: oltre all’aumento settimanale dei carburanti (l’ingordigia governativa delle accise), c’è la stangata di primavera (aumento luce e gas), e quella estiva (l’Imu sulla prima casa con annessa rivalutazione catastale), concludendo col freddo autunnale (l’Iva che passa dal 21 al 23 per cento). Il Duca di Toscana tendeva l’orecchio, coglieva gli umori, capiva le parolacce e il rotear di forconi, interpretava le risate. I nostri governanti devono fare altrettanto, anzi, le loro sensibilità potrebbero essere facilitate, dato che l’italiano non ride più, ma si sta esprimendo con l’eloquenza di un silenzio spaventato. E’ tempo di restituire, basta promesse, non si può pretendere che poco più del 50 per cento della forza lavoro degli italiani sia in grado di appianare il debito dello Stato, perché la restante parte, poco o tanto, evade, elude, ruba e si arrangia a spese della comunità onesta.
Il Governo mandi in giro i suoi gabellieri, dica loro di guardarsi attorno, perché ritornati al Castello riferiscano di suicidi di imprenditori ed artigiani, gesti inconsulti compiuti per non aver retto alla vergogna di dover licenziare i loro operai. Verbalizzino di aziende, botteghe artigiane e negozi falliti, della miriade di aziende agricole che hanno chiuso prima di dover portare i libri in tribunale, di banche, che in parte furono causa della crisi, ed oggi continuano a fare finanza invece di prestare i soldi alle famiglie ed alle imprese per fare sviluppo. Dicano di cittadini che devono indebitarsi per pagare le imposte, di uno Stato che è il primo “ imbroglione “, dato che non paga la gente che ha fatto lavorare. Professor Monti per insediare il suo Governo è stata forzata la democrazia, ora in cambio restituisca agli italiani la normalità. Partendo da ciò che le hanno insegnato alla Bocconi, che le aziende si salvano riducendo gli sprechi e facendo pagare tutti coloro che non sono propensi a farlo, pena: non chiacchiere, ma il carcere.
GASTONE SAVIO
| Risposta di Remo Ponzini | 11:21 - 02/04/12 |
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Ma chi è il signor GASTONE SAVIO ???
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| Risposta di Claudio Agazzi | 13:06 - 02/04/12 |
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Triste metafora ma che la si vedrà realizzata nel entro la fine dell'anno se nell'immediato non accadrà qualche cosa di veramente sconvolgente.
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| Risposta di Remo Ponzini | 14:56 - 02/04/12 |
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Caro Claudio,
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| Risposta di Titta Savio | 18:44 - 02/04/12 |
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caro Remo,
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| Risposta di Gastone Savio | 16:39 - 10/04/12 |
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COLPO D’OCCHIO |
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| Risposta di Remo Ponzini | 09:12 - 26/04/12 |
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COSTITUZIONE ITALIANA - Articolo 3 |
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